mercoledì 9 maggio 2012

9 maggio - giornata in ricordo delle vittime della mafia e del terrorismo



Il 29 gennaio 1979 un commando di Prima Linea uccide, a Milano, il Sostituto Procuratore Emilio Alessandrini, all’angolo tra Viale Umbria e Via Muratori.

L'omicidio colpisce l’opinione pubblica: Alessandrini è uno dei magistrati più stimati del Tribunale di Milano.

Nel corso della sua carriera si è occupato delle inchieste più scottanti: quelle sul terrorismo di sinistra, sugli scandali finanziari legati al Banco Ambrosiano, sui servizi segreti deviati ma soprattutto quella sulla “madre di tutte le stragi”, l’attentato alla sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana a Milano, il 12 dicembre 1969. È lui, insieme ai colleghi Gerardo D’Ambrosio e Luigi Fiasconaro, a riprendere in mano nel 1972 l’inchiesta sulla strage, imboccando la pista della destra eversiva.Mesi prima, nel covo del terrorista Corrado Alunni, la Digos aveva trovato una foto del giudice Alessandrini. Che però morì senza scorta. Poche ore dopo l'attentato, Prima Linea rivendicò l'azione con alcune telefonate a quotidiani. La rivendicazione citava: «… Era una delle figure centrali che il comando capitalistico (lo Stato, n.d.r) usa per rifondarsi come macchina…efficiente …»

DA:  “ In ricordo di Emilio Alessandrini”    
di   Armando SPATARO, 6 /12/2000 
Emilio ALESSANDRINI, venne ucciso da un “commando” di Prima linea, il 29 gennaio 1979 a Milano, attorno alle 8.15, dopo che aveva appena accompagnato a scuola, come ogni mattina, suo figlio Marco… P.L. rivendicò l'omicidio spiegando, anche in quell’occasione, che i veri nemici del proletariato non erano i persercutori ottusi e reazionari delle “avanguardie ” comuniste, ma quei giudici democratici e riformisti che, come Emilio, con la loro attività e la personale credibilità, consentivano al sistema di esistere. Emilio era proprio uno così. Sin dall’inizio della sua carriera di sostituto a Milano, era, nell'ufficio, la cerniera tra i giovani… e gli anziani … Ma Emilio era pure un osservatore  attento dell'evoluzione del costume in relazione ai problemi della giustizia penale… Oggi, penso, reagirebbe sdegnato al moto di xenofobia che si diffonde nel paese, alla mancanza di solidarietà verso chi soffre ed inviterebbe tutti, autorevolmente, a volare più in alto ed a guardare il mondo intero, senza limitarsi al proprio particolare ed angusto osservatorio.
Ero di turno esterno il 29 gennaio 1979 e quando, a poche centinaia di metri dall’edificio in cui entrambi abitavamo, arrivai all'incrocio dove la sua auto bloccava il traffico, con lo sportello aperto e la polizia attorno, guardai quell'uomo così giovane, accasciato sul volante e, inerte anch’io,  pensai immediatamente a quando, un anno e mezzo prima, mi aveva discretamente accompagnato nell'aula della Corte d’Assise dove stava per iniziare il processo al nucleo storico delle BR… Nel giugno del ’77, stava per iniziare la celebrazione del processo di Milano a carico di Curcio, Mantovani ed altri nomi storici del vertice delle bierre: mi incaricarono di sostenere l'accusa, ma Emilio fu incaricato di farmi da tutore (non me lo disse, ma per me era chiarissimo). Mi accompagnò, dunque, in aula e, in attesa che la Corte entrasse, si collocò discretamente alle mie spalle… Mi vide respingere a brutto muso il solito gruppo dei soliti avvocati di Curcio & c., che, pur revocati… pretendevano da me l'autorizzazione al colloquio con i loro assistiti. Non mi conoscevano e mi dissero che, se avessi insistito nel negare quel permesso, "avrebbero riferito a Curcio che il PM non voleva che i suoi difensori parlassero con lui" . Risposi che sarebbe stato preferibile aggiungere anche il nome del PM : glielo scrissi su un pezzo di carta, consegnai loro il bigliettino e li congedai: si allontanarono senz’altro aggiungere. Emilio mi si avvicinò e … mi diede una pacca sulla schiena e se ne uscì dall'aula sorridendo… Emilio era così con tutti, la sua umanità era straripante : non c’era un Natale o una festa “raccomandata” in cui dimenticasse di andare a trovare il centralinista cieco del Palazzo di Giustizia…per fargli gli auguri, regalargli il panettone ed abbracciarlo … non c’era giovane collega, bisognoso di consigli, cui non dedicasse ore preziose del suo lavoro; e tanti erano i condannati, in processi da lui istruiti, che spesso andavano a salutarlo per ringraziarlo della umanità che aveva con loro dimostrato e che non avrebbero mai dimenticato…Ma il nome di Emilio Alessandrini è indissolubilmente legato alle indagini per la strage di Piazza Fontana…Lui ne parlava poco: non gli piaceva, credo, rinverdire gli allori, né ripercorrere una vicenda che non considerava definita ed il cui esito processuale non poteva certo ritenere soddisfacente. E’ sempre stato Gerardo D’Ambrosio, giudice istruttore in quella vicenda, a raccontarmi in più occasioni del suo eccezionale acume investigativo, della sua capacità di muoversi intelligentemente nel grigio territorio delle deviazioni e coperture istituzionali e della sua incredibile memoria…Sembrava impossibile, a tutti, che un’organizzazione che si autodefiniva “di sinistra”, sia pure eversiva, potesse colpire un uomo come Emilio che dell’ansia di progresso e democrazia era una delle bandiere, non solo all’interno della magistratura.
Ma era, quella, l’incredulità di tutti i congiunti e degli amici delle tante vittime del terrorismo di sinistra, l’inconsapevole ed inespresso bisogno di attribuire le morti di Alessandrini, Galli, Tobagi e di altri ancora a “menti raffinate”, a complotti istituzionali piuttosto che, come in effetti era, alla folle ideologia di una folle stagione, credo irripetibile ad onta della persistenza, nel tessuto sociale, di concause scatenanti il terrorismo.
  Tutti ricordano l’addio ad Emilio: Milano intera al suo funerale, strade e piazze stracolme di gente che lo applaudiva, una città ferma in quel freddo mattino d’inverno…Penso che sia stata  proprio la reazione della gente a quell’assurdo omicidio ed a quello di pochi giorni prima di Guido Rossa (avvenuto il 24 gennaio 1979, a Genova) ad innescare la fine del terrorismo…

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